Il Mare Dentro | Il tesoro che la Sicilia deve riuscire a sfruttare
“Cinque azioni per la politica dei prossimi anni”
Palermo, venerdì 28 giugno 2024, ore 9:00 – Marina Yachting Center “Molo Trapezoidale” – Locandina evento
LA TESI
La Sicilia, pur essendo un’Isola che sin dalle sue origini ha fondato la propria esistenza e storia sulla blu economy, negli ultimi 70 anni ha voltato le spalle al proprio mare. Chi ha governato questa terra ha prima inseguito improbabili sogni industriali trascurando di investire sulla principale risorsa naturale disponibile, e poi, fallita anche quella strada, ha continuato a disperdere fondi su altri settori, non riuscendo a centrare l’obiettivo di una crescita sostenibile del Pil.
Eppure, nonostante questi demeriti, ancora oggi il mare rappresenta una delle principali voci dell’economia regionale e, grazie all’impegno di pochi manager capaci, ha anche scalato le classifiche europee. Infatti, il porto di Palermo è quarto in Italia e decimo in Europa per traffico crocieristico, i porti di Messina e Palermo sono rispettivamente quarto e quinto nella graduatoria dei primi 12 scali del Mediterraneo per movimentazione merci Ro-Ro e i porti siciliani nel loro insieme rappresentano un sesto del traffico merci nazionale.
Ma la blu economy non è solo porti. L’economia del mare in Sicilia coinvolge 192 Comuni con il 73,3% della popolazione regionale, ha un valore aggiunto di 9,9 miliardi di euro tra produzione diretta e moltiplicatore sul resto dell’economia (superiore alla media italiana e Sud) che è prodotto da 28.640 imprese (di cui 3.104 giovanili e 6.824 femminili) che occupano 82.409 addetti e esportano merci per 152 milioni di euro. La blu economy vale il 12,2% del totale dell’economia regionale. Analizzando i vari settori, la movimentazione di merci e passeggeri via mare produce 2,6 miliardi di euro.
I porti potrebbero fare molto di più, ma scontano la mancanza di scali di transhipment e di interporti. Servono, inoltre, investimenti sulla logistica e sul digitale e banchine attrezzate per le ricariche elettrica, a gas e a idrogeno necessarie alle navi con nuova motorizzazione.
I servizi di alloggio e ristorazione valgono 3,57 miliardi, ma anche in questo caso il settore è sfruttato al minimo: servono standard di qualità superiore, formazione del personale, marketing, legame forte col territorio e criteri di sostenibilità ambientale. La filiera ittica, da parte sua, ha un valore aggiunto di 906 milioni, fortemente in calo a causa delle limitazioni imposte dall’Ue alla pesca delle nostre marinerie: in questo caso occorre che la Regione finanzi uno studio aggiornato sulla risorsa ittica per dimostrare che nelle zone di pesca determinati limiti sono anacronistici, considerato che in queste stesse zone le flotte di Paesi extra-Ue pescano liberamente sottraendo prodotto alla nostra economia.
Resiste anche la filiera della cantieristica, nonostante il calo degli investimenti pubblici sul settore. Infatti, dopo il Covid e la guerra in Ucraina è aumentata la richiesta degli armatori di rinnovare le flotte con navi più grandi e alimentate da combustibili alternativi. In Sicilia i cantieri navali valgono 849 milioni: un’adeguata politica di ristrutturazioni e innovazioni tecnologiche potrebbe aumentarne la competitività.
Un settore assolutamente sottovalutato è quello delle attività sportive e ricreative, che paradossalmente oggi va tanto di moda ovunque, e che nell’Isola offre campi marini unici al mondo: eppure produce appena 418 milioni. Inoltre, l’incompleta rete di porti turistici e marine attrezzate non consente di sviluppare il turismo da diporto.
C’è, poi, un comparto poco conosciuto e che, invece, mobilita ingenti risorse, ma anche queste migliorabili in qualità e quantità: si tratta delle attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale. In questo caso il valore aggiunto prodotto è di 565 milioni. Infine, l’industria delle estrazioni marine, che vale 144 milioni.
L’attualità ci dice anche che, senza alcun nostro merito, la Sicilia è diventata strategica per gli armatori alle prese con le tensioni nello stretto di Bab al-Mandab che hanno ridotto del 66% i traffici in transito dal Canale di Suez. Il 34% di armatori che coraggiosamente utilizzano ancora la rotta del Mediterraneo hanno, però, bisogno di ridurre i tempi per compensare l’aumento dei costi. Così si solo alleati, hanno raddoppiato i servizi di linea con Suez e hanno scelto Vado Ligure e Gioia Tauro come nuovi hub piuttosto che proseguire fino a Rotterdam.
L’improvviso aumento di traffico ha subito “stressato” questi porti. Se la Sicilia investisse subito sui propri porti molto più dei 600 milioni assegnati dal “Pnrr”, potrebbe svolgere una funzione di alleggerimento intercettando prima questi flussi di merci, generando molto più valore aggiunto.
LE CINQUE AZIONI
Alla luce dei dati, la prima azione da fare è quella di riportare l’economia del mare al centro delle politiche pubbliche, a partire dalle cosiddette “autostrade del mare”, considerato che oggi il 10% di 1,92 milioni di spedizioni con Tir ha come destinazione lo Stretto di Messina e che la Sicilia ha solo l’11% di motrici di recente fabbricazione. Infatti, trasportare i semirimorchi in modalità mista strada-nave o ferrovia-nave riduce di 276 km il percorso e abbatte i costi di trasporto del 58% sulla rotta Napoli-Palermo e del 52% sulla Genova-Livorno-Catania-Malta.
La seconda azione è quella di coinvolgere i giovani nell’economia del mare, valorizzando il futuro dei tanti che si diplomano negli istituti nautici e offrendo loro percorsi universitari e di Its Academy adeguati alla necessaria evoluzione delle imprese dei vari comparti.
La terza azione è quella di investire sulla qualità dei servizi di linea, a beneficio del turismo e del trasporto commerciale, assegnando commesse ai cantieri navali siciliani per il rinnovo delle flotte anche in chiave green.
La quarta azione è quella di ridare dignità ai pescatori, aiutandoli in sede europea con regole che meglio concilino l’equilibrio tra tutela delle attività economiche e salvaguardia della risorsa ittica, ma anche incentivandoli a investire su nuove tecnologie, rinnovo delle flotte con combustibili alternativi e pratiche di pesca più rispettose dell’ambiente: imprese con meno costi e più qualità per essere competitive sul mercato e sostenibili nel tempo.
La quinta azione è quella di recuperare il rapporto fra mare, tempo libero e salute: lo sport, le attività balneari, il turismo da diporto, il wellnes, la talassoterapia, le cure per gli anziani possono e devono diventare la quinta colonna dell’economia del mare in Sicilia al pari delle altre, attraverso una legislazione regionale che favorisca la nascita di nuove imprese, la qualificazione e la formazione di nuove professioni, assieme al monitoraggio e alla salvaguardia della “risorsa mare”.Inutile dire che incentivare l’iniziativa privata e calendarizzare eventi di rilievo internazionale, come fu l’America’sCup a Trapani, darebbero il giusto impulso a queste attività.
PROGRAMMA
Ore 9 – Saluti istituzionali
Roberto Lagalla, sindaco di Palermo
Carolina Varchi, componente Ufficio di presidenza della Camera
Alessandro Albanese, presidente Camera di commercio Palermo Enna
Ore 9,30 – Apertura lavori
Renato Schifani, presidente della Regione siciliana
Ore 10,00 – Relazioni scientifiche introduttive
Adriano Giannola, presidente Svimez (videocollegato)
Alessandro Panaro, Head of Maritime & Energy, centro studi Srm di Napoli
Ore 10,30 – Prima tavola rotonda – i porti e le autostrade del mare
Edoardo Rixi (manda un video), viceministro alle Infrastrutture
Francesco Di Sarcina, presidente Autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia orientale
Ivo Blandina, presidente Uniontrasporti e vicepresidente vicario Uniocamere Sicilia
Pietro Franza, A.d. di Caronte&Tourist
Alessandro Aricò, assessore regionale a Infrastrutture e Mobilità
Ore 11,30 – Seconda tavola rotonda – Il mare, le imprese, il turismo
Luigi Rizzolo, presidente Sicindustria
Gianpaolo Miceli, coordinatore Cna Balneari Sicilia
Andrea Ciulla, vicepresidente Assonautica Italiana, presidente Assonautica Palermo
Brigida Morsellino, dirigente scolastico istituto nautico “Duca degli Abruzzi Politecnico del mare” di Catania
Edy Tamajo, assessore regionale Attività produttive
Elvira Amata, assessora regionale al Turismo
Ore 12,15 – Il direttore responsabile de La Sicilia, Antonello Piraneo, dialoga con il Ministro per le Politiche del Mare, Nello Musumeci
Ore 13 – Conclusioni
Domenico Ciancio Sanfilippo – codirettore de La Sicilia